Ho voluto descrivere insino all'ultimo la sorte toccata ai congiurati del 1814, ed ho taciuto perciņ gli avvenimenti accaduti nei quattro anni ch'essi passarono in carcere. Ritorno ora indietro per adempire il mio debito, cioč per far conoscere la storia della Lombardia dall'anno 1814 sino ai dģ nostri: storia invero assai incompleta, siccome quella che non registra altro che congiure sventate o editti promulgati, e nella quale non vedesi la nazione operare cosa veruna, esercitare nč influenza nč autoritą, spiegare nč facoltą nč tendenze, fare in somma alcunchč nč per sč nč per mezzo de' suoi rappresentanti.
La nuova dell'incorporazione definitiva della Lombardia nei domini austriaci, la cattura dei pił ragguardevoli uffiziali dell'esercito del cessato regno d'Italia, e il fatto della riscossione delle imposte come per lo passato e senza il menomo alleviamento, avevano ingenerato il malumore nel popolo. Gli avvenimenti accaduti nel mese di marzo dell'anno 1815, o pur solo l'espettazione di essi ridestarono nei cuori degl'Italiani la speranza di giorni migliori, e con la speranza l'energia. Due personaggi fra' principali di Milano, uno de' quali portava un nome illustre nell'aristocrazia; due personaggi che gią si erano mescolati nei fatti del 17 e del 20 aprile del 1814, e dei quali ho taciuto i nomi, onde assegnar loro un posto appartato e non porgere al lettore l'occasione di confonderli con altri autori dei fatti medesimi, recaronsi dai primari ufficiali del governo e loro proposero di far venire in cittą un grosso polso di contadini in occasione della festa della Madonna di marzo, e di volgere poi la piena di que' subillati contadini contro le case dei Milanesi di cui era noto l'attaccamento al cessato governo.
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