Portava essa, invero, il titolo di regno Lombardo-Veneto; ma le sue soldatesche, mandate in Austria, erano vestite di bianca assisa; il vessillo giallo-nero sventolava su tutti gli edifizi; l'aquila bicipite campeggiava nel suo stemma. E per toccare d'altri pił rilevanti riguardi, ad onta dell'incontrastabile pro della novella spartizione del territorio e del novello ordinamento comunale, tutte le attribuzioni dei maestrati di comune, di distretto, di provincia ed anche di capoluogo si ristrignevano nel presentare a Vienna i divisi dei quali utile o necessaria stimavano l'effettuazione. Il dritto austriaco tornava ad essere il dritto lombardo-veneto; i tribunali di prima e di seconda instanza erano, per vero dire, indipendenti dai tribunali dell'istesso ordine sedenti in Vienna; ma il tribunale supremo di revisione, stanziato in Verona, non era altro che un brano del tribunale supremo di giustizia sedente in Vienna. Tutte le nomine da Vienna procedevano, e tutto, nel modo di amministrazione cui era stata assoggettata la Lombardia, attestava la condizione secondaria e dipendente cui essa trovavasi condotta. Dovrassi far avvertire che i princģpi in onore presso gli Austriaci erano in ogni modo ripugnanti col senno e con l'onestą della popolazione lombarda? Chi non comprenderą a bella prima il sentimento di avversione e di fastidio che travagliare dovea i cuori dei Lombardi alla lettura di quelle leggi che loro prescriveano formalmente la delazione e lo spieggiare? Il senno italiano poteva esso non trovarsi stomacato nel leggere l'esposizione dei motivi delle leggi pił oppressive, e nel veder quivi vantate ora la predilezione di S. M. inverso a' suoi Stati italiani, ora la paterna sua sollecitudine a pro de' sudditi, il suo incomparabile amore e cose simili?
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