Ed è, non esservi negli Stati austriaci codice di processura determinato per le giunte estraordinarie, e condursi da queste i processi che sono loro demandati, a seconda delle momentanee occorrenze. Facciasi da ciò ragione dell'estensione veramente sconfinata delle facoltà concesse a queste giunte.
Il Salvotti entrava talvolta a mezza la notte nelle segrete de' prigionieri, e destandoli di repente, facea loro, prima che risensassero dallo stupore e dallo spavento, interrogazioni insidiose, per le quali vantavasi di possedere una rara perizia. La mancanza d'aere libero, e di esercizio, le angoscie d'animo ond'erano oppressi i captivi, tutto in somma conferiva a guastar loro la sanità. Parecchi caddero infermi; alcuni corsero rischio di perder la vita, mentre il Salvotti richiedeva la più piena confessione per concedere agli uni la visita del medico, agli altri il conforto di abbracciare un'ultima volta una persona carissima, o alla maggior parte l'ultimo colloquio con un confessore. Ebbevi un moribondo al quale fu negato un confessore di sua propria scelta, per imporgliene uno il quale, giusta ogni apparenza, era una spia. Avendo l'ammalato risposto che si confesserebbe a Dio, non si osò fare più lunga instanza in proposito e chiamossi il sacerdote desiderato del moribondo. Fecesi però una picciola vendetta sopra il sacerdote istesso, mandando in cerca di lui per modo da indurlo a credere ch'ei fosse chiamato in prigione per rimanervi.
Gli interrogatorii aveano luogo tra l'accusato e il giudice istruttore Salvotti, in presenza d'un cancelliere, il quale scrivea le domande e le risposte.
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