Si parlò pertanto assaissimo di propaganda nei primi mesi trascorsi dopo l'avvenimento al trono della dinastia orlienese, ned eravi personaggio, per grande, che disdegnasse di darvi mano. Ben presto però cessarono i membri del governo di parlare di propaganda, e vi surrogarono la parola di non-intervento. La Lombardia avea fondate le sue speranze nella propaganda; quando le fu tolta quella speme, si ristrinse a desiderare che non venisse così presto abbandonato il principio del non-intervento. E invero, se questo principio non potea bastare alla Lombardia, soggetta di presente all'Austria, potea esso tuttavia assicurare la liberazione degli altri Stati italiani, i cui governi, troppo deboli di per sè, non si reggono che in grazia del soccorso dell'Austria. Società segrete avevano apparecchiata in tutta l'Italia, tranne la Lombardia, una generale sollevazione, ed un numero assai grande di Lombardi erano complici della congiura, sì per la loro qualità d'Italiani, e sì per la speranza di conseguire più tardi quel tanto che volevano cooperare ad ottenere a pro dei loro compatrioti. Io non vo' qui ripetere ciò che è stato tante volte e da per tutto replicato: che i liberali improntarono i moti di Bologna, di Modena, di Parma, ecc., con un carattere affatto esclusivo, per tema di non dare appiglio alcuno a rimproverarli d'immischiarsi nei fatti dei vicini, e di violare con ciò il principio del non-intervento; che la notizia dell'appressarsi delle truppe austriache non fu mai udita che con disdegno dai cittadini degli Stati sollevati, per essere i medesimi persuasi della inviolabilità del principio del non-intervento; che l'ingresso definitivo di queste truppe, e l'impossessamento per parte loro delle contrade sollevate, fu cosa al tutto inaspettata, e vero sovvertimento del principio dietro il quale erasi operata la rivoluzione.
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