Questi inconvenienti, che sono assai più numerosi ch'io non dica qui, e che in pari tempo sono gravissimi, non possono però venire imputati al mal volere dell'Austria. Le scelte sono mal fatte e i pubblici sperimenti mal diretti, però che gli Austriaci sono di lor natura melensi; i quesiti proposti ai candidati sembrano destinati a muovere il riso e per la stessa cagione; e cosiffatti quesiti sono inviati da Vienna, perchè gli Austriaci presumono assai di sè stessi; i professori viennesi occupano molte cattedre a dispetto di tutto il corpo accademico, perchè è più bello il tener per sè un posto lucroso, che non sia il darlo ad un altro. Sono questi meri inevitabili effetti della straniera signoria, nè in tali fatti, veramente incresciosi, puossi riconoscere l'espressa intenzione di nuocere alla Lombardia. Ma quando io poi veggo scuolari dai venti ai ventiquattro anni d'età, stivati nelle scuole, inchiodati sui loro scanni, non poter permutare il posto fra loro ned appressarsi gli uni agli altri senza incorrere in un solenne e pubblico rabbuffo del professore; quando veggo i professori interrompere la propria lezione ed intimare agli scuolari di ripetere ad alta voce quel tanto che hanno udito; quando io so che l'infrazione di siffatti regolamenti, o l'essere entrato nella sala col cappello in capo, l'essersi affacciato alla porta con un cane dietro, il non avere rasa la barba, ec., bastano per condannare uno studente a ricominciare da capo gli studi; allora io comincio a riconoscere nella costituzione delle Università quella istessa tendenza che già ho notata altrove, a spogliare il Lombardo del sentimento della propria dignità, del proprio valore, della propria forza.
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