Il Consiglio nelle cui mani sono posti i destini dei candidati alla laurea viene a deliberazione intorno a questi tre punti: Il candidato è egli istrutto? È egli stato diligente? Ha egli buoni costumi? Se lo studente ha imparato molto senza essere stato diligentissimo, non si tien conto della sua dottrina, e gli s'ingiunge di ricominciare gli studi dell'anno trascorso. Che se non è stato diligente per nulla egli è scacciato dall'Università, quand'anche egli fosse un Galileo redivivo. Evvi altronde la diligenza così propriamente chiamata, ed evvi la reverenza delle usanze e dei regolamenti universitarii, ch'entra a far parte della diligenza richiesta. Basta, per così dire, che uno studente annodi il collare altrimenti che i suoi condiscepoli, per infrangere le usanze universitarie e tirarsi addosso lo sfratto dall'Università. Passiamo ora a dire del giudizio sui buoni costumi. Questa materia soggiace alla direzione speciale della polizia centrale, che è come il riepilogo di tutte le polizie aizzate sugli studenti; perocchè essi sono invigilati dalla polizia dell'Università stessa, da quella del vescovado, da quella del delegato della provincia, da quella particolare della città, da quella del corpo municipale, e da non so quante altre polizie. Se uno studente ha omesso in un dato giorno festivo di andare ad ascoltare la messa, se ha mangiato carni in un giorno di magro, se ha fischiato od applaudito in teatro, se ha altercato con qualsiasi agente del governo, se gli è uscita di bocca una qualche parola un cotal poco leggermente detta contro i pubblici ufficiali o i loro atti, se ha un libro condannato, se ha contratto una qualche relazione disonesta con alcuno, ed uno di questi mancamenti gli viene apposto da alcuna delle dette polizie, tutta la dottrina di un Cuvier o d'un Humboldt, accoppiata con un'applicazione da Benedittino, non varrà a preservarlo da un avvilitivo sfratto.
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Consiglio Università Galileo Università Università Cuvier Humboldt Benedittino
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