È come uno di quei leoni di cui sono ora popolati i musei di storia naturale, il cui aspetto è ancora terribile, ma che solo valgono a spaventare i fanciulli. Egli è stato forte ed oppressore dal 1815 fino al 1830; ha scoperto congiure ordite con molto accorgimento, ed ha repressi tutti i tentativi di sollevazione in cui l'Italia aveva posto sue speranze; e ciò mercè la vigilanza della sua Polizia e il numero grande de' suoi soldati. Non pose all'opera il carnefice, nè venne a battaglie armatamano. Le sue truppe mossero coll'arme al braccio, e i congiurati lombardi non diedero mai principio all'esecuzione dei loro disegni. La cosa sarebbe diversa presentemente. L'Austria teme quei rivoluzionari che ha conquisi. I Lombardi temono le persecuzioni austriache, le quali si sono logorate da sè stesse nè puonno più riprodursi. Un attento osservatore ben vede esser l'Austria in preda al terror panico che le inspira la malacontentezza dei Lombardi; ma ei vede pure che questi sono in preda ad un terrore non meno forte e non men puerile, che loro inspira la ricordanza delle vendette austriache. Conferisce assai a conservare all'Austria il suo aspetto terribile la permanenza in alcune cariche di quelle stesse persone che le occupavano nel 1821. Il direttore della Polizia, per esempio, è quello stesso d'allora; ei possiede le tradizioni politiche di Francesco I; ei parla con quel tuono medesimo di vent'anni fa, prorompe nelle stesse minacce, fa gli stessi rimproveri, tiene a' propri cenni un esercito di spie non men numeroso di quello di cui l'anno 1821 o l'anno 1814 videro le prime geste.
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