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      143) "traballavano, vi si dice, ad occhi veggenti, i campanili, le case, gli edifizi più solidi: mentre un denso nebbione, forse di polverìo, si sollevava dalla terra sopra i tetti...Dal giorno della prima scossa sino al primo giugno fu sempre ingombro il sole di un fitto nebbione".
      Nel Rapporto sul terremoto delle valli del Piemonte nell'aprile del 1808 (Giornale della Società d'incoraggiamento: Milano 1808 luglio, e agosto) si parla di meteore luminose o ignite che vi si sono osservate (pag.62). Si era veduta nella notte antecedente una meteora ignea all'altura di alcune rocche (pag.70); ed il Cancelliere del Giudice di pace, ricoverato sotto una tenda, la vide illuminata al momento della detonazione da un improvviso chiarore, e credette che un vulcano si aprisse sotto i di lui piedi (pag.72). Una nube rossa che quasi radeva la valle al momento di una scossa esalò un fortissimo odore di zolfo (pag. 138, 140, 142). Alla pag. 68 si era fatto osservare che nel terremoto avvenuto nel 1682 a Rémiremond si videro uscir le fiamme dalla terra, e senza che gli alberi, comechè tocchi dalla fiamme, ne soffrissero alcun detrimento: effetti a mio avviso proprj del gas idrogene, il di cui sviluppo io considero come cagion primaria dei terremoti.
      I pozzi proposti fin dal tempo di Plinio (che trovava identico il tremor della terra, ed il tuono delle nubi) sono in questo Rapporto nuovamente raccomandati; ma piuttosto ch'esser destinati a dar sfogo all'elettricità che quivi (pag. 70 e 152) si suppone condensarsi sotto terra; ma che in realtà nè può accumularsi in corpo sempre conduttore com'è la terra, nè abbisognerebbe come fluido imponderabile, sottilissimo, mobilissimo di quelle artificiali cavità per disperdersi: piuttosto, dico, potrebbero questi pozzi se fosse possibile, di costruirli, servire per dar sfogo ai gas sviluppati e compressi sotterra; ma bisognerebbe che fossero ben frequenti e ben profondi per giungere fin dove è probabile che abbia origine il terremoto; forse fin dove la terra è ancora in istato di fluidità ignea: e allora si aprirebbe forse un nuovo vulcano.


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Del terremoto del Cholera e dell'aria cattiva
di Angelo Bellani
1832 pagine 59

   





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