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      Ma tornando più da vicino al nostro argomento, rimane il dubbio ancora se all'aria debbasi attribuire la funesta propagazione, oppure al contatto dei corpi già infetti: mi sembra che si potrebbe fare un'altra distinzione, cioè che in origine poteva dall'atmosfera derivare il malanno, ossia dal contatto dell'aria, e propagarsi quindi pel contatto delle persone già infette o mediatamente o immediatamente. Certo che considerata la gran mobilità dell'aria, e le continue cause che servono a rinnovarla, quali sono i venti, e le correnti ascendenti, e discendenti per cambiamento di temperatura, di umidità, di pressione; certamente si dura fatica a dover ammettere che questi germi invisibili, impalpabili, senza odore, senza sapore particolare, possano soggiornare lungamente in un determinato spazio dell'atmosfera, o progredire gradatamente dentro limitati confini. Quelle stesse cause generali che tendono a conservare nei loro rapporti numerici i diversi fluidi componenti l'atmosfera, nonostante le continue variazioni cui sarebbe sottoposta per le infinite combustioni, respirazioni, traspirazioni, fermentazioni, esalazioni ec.; quelle stesse cause dissiperebbero que' germi pestilenziali, diffondendo prestamente in tutto l'immenso spazio aereo quanto dalla terra non venisse assorbito. Ma quando pure si volesse ammettere che dall'aria tragga origine la malattia, bisognerebbe ammettere che il fomite di essa fosse poi nella terra, ossia derivasse dai corpi infetti, i quali di continuo emanassero e difondessero quelle pestifere esalazioni, e che ad altri corpi si appigliassero prima di venir nell'atmosfera troppo diffusi e rarefatti; e perciò resi inefficaci a nuocere.


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Del terremoto del Cholera e dell'aria cattiva
di Angelo Bellani
1832 pagine 59