D'altronde io m'appoggio all'autorità di un filosofo (Aristotile) piuttosto che a quella di un poeta (Virgilio)
Jam maris immensi prolem, et genus omne natantum
Litore in extremo, ceu naufraga corpora, fletus
Proluit...
(Geor. Lib. III, v. 541.)
(Histor. Anim. Lib. VIII, Cap. 19). Morbus pestilens nullus insidere piscibus videtur, qualis pleriumque hominibus, et quadrupedibus equis et bubus et reliqui generis nonnullis accidit tum feris, tum urbanis(9).
Ho parlato nell'articolo precedente, ed al principio di questo di alcuni fenomeni dei tempi passati che hanno molta relazione con altri successi ai nostri giorni: ora aggiugnerò che anche Virgilio nelle sue Georgiche parla di terremoti, e di pestilenze forse meno a proposito di quello che faccio io in un Giornale d'Agricoltura; e se è ciò perdonabile al poeta pei suoi bei versi, lo sia anche a me per motivi che il lettore approverebbe se li sapesse. Virgilio dunque cantava (Georgic. Lib. I, v. 163).
...Solem quis dicere falsumAudeat?.....................................
Cum caput obscura nitidum ferrugine texit,
Impiaque aeternam timuerunt saecula noctem.
................Quoties Cyclopum effervere in agrosVidimus undantem ruptis fornacibus Aetnam,
Flammarumque globos, liquefactaque volvere saxa?
................Insolitis tremuerunt motibus Alpes.
................Nec diri toties arsere cometae.
Abbiamo nel tempo stesso oscuramento del sole, eruzione dell'Etna, terremoti, ed apparizioni di comete, lo che coincide con quanto si è ultimamente osservato.
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