Quei prodigi avvenuti alla morte di Cesare erano già stati da Ovidio narrati (Metam. 15. 782); e sebbene da alcuni, fra i quali da Servio sia stato interpretato quell'oscuramento del sole per un eclisse, gli astronomi potrebbero anche adesso provare che a quell'epoca non poteva succedere; e già Scaligero aveva ciò sospettato attribuendolo ad un insolito pallore del sole; siccome già anche Plinio l'aveva chiaramente detto (Lib. 2. 80). Fiunt prodigiosi et longiores soli defectus, qualis occiso Dictatore Caesare, et Antoniano bello; totius pene anni pallore continuo; e lo aveva confermato Plutarco (in Caesare). Circa solem quoque hebetatio splendoris: nam toto illo anno pallens ejus globus, et sine fulgore oriens, debilem et tenuem emisit calorem... Somigliava pertanto questo fenomeno alla famosa nebbia dell'anno 1783. Se li moderni astronomi possono co' loro calcoli comprovare che non vi fu eclisse del sole alla morte di Cesare, potranno forse anche predire il ritorno di quella cometa allora apparsa, e da molti altri autori accennata.
Plutarco nel luogo sopra citato dice: Grandis cometa post Caesaris necem eximie fulgens septem noctes apparuit. Da altri fu detta stella. (Ecl. 9, 47). Ecce Dionaei processit Caesaris astrum.
E Svetonio (in Caes. 88) Ludes, quos primo consecratos ei haeres Augustus edebat, stella crinita per septem dies continuos fulsit exoriens circa undecimam horam.
Come poi soltanto per sette giorni, ovvero sette notti comparisse in tutto il suo splendore quella cometa ai Romani, bisognerebbe supporre, che e prima e dopo il cielo fosse per lo più nuvoloso; e che i raggi più vivi della luna, e del sole nei diversi moti di questi astri, diminuissero lo splendore di quella, oltre al suo progressivo allontanamento dalla terra, e dal sole stesso.
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