Ma qui è tempo ch'io dica come un anno circa prima di quest'epoca erano stati da me prestati ad un tal Ciotti scudi sei richiestimi per fare un viaggio, e datigli da me in una circostanza, in cui erano essi la mia unica risorsa. Ciotti nel partire incaricò il suo padre allora domiciliato in Roma di restituirmeli, ma questo non volle mai scendere ad un atto di cotanta equità, dimodoché fui costretto, benché infruttuosamente, a scrivere al figlio lettere replicate per ottenere il rimborso di una somma assolutamente a me necessaria. Ciotti non rispose, viaggiò, e non ne seppi più nuova.
Tornando ora al nostro proposito, dirò che Peppe rivenuto da Bologna mi manifestò aver trovato in Loreto un certo Ciotti, il quale lo aveva molto ben servito presso la contessina, e col quale voleva mantenere un carteggio acciò seguitasse ad essergli nell'affare un mediatore, ed interprete. Udito io il nome del Ciotti feci a Peppe varie interrogazioni dirette ad assicurarmi della identità di quegli con quel Ciotti, a cui aveva prestato il denaro; ed avendo dalle risposte di Peppe rilevato esser quel desso, lo informai del fatto fra noi due accaduto, e della determinazione, in cui mi fissava di volere al medesimo rammentare il suo debito.
Peppe però, che temeva che Ciotti, sospettando essere a me venute da lui le informazioni della sua attuale dimora, gli ricusasse per vendetta gli aiuti, che ne sperava, mi pregò a desistere dal mio proposto, assicurandomi che egli stesso fra due giorni al più mi avrebbe soddisfatto della somma dal Ciotti dovutami, somma che diceva si sarebbe poi ritenuta in affare, che il padre dello stesso Ciotti aveva affidato a V. S. Io trovai buono il partito, non scrissi a Ciotti, seguitai però a scrivergli letteroni che Peppe ricopiava per suoi, seguitai a scrivere altre lettere a Conti, Marchesi, Contesse, Marchesane, ad altri nobili e plebei; seguitai a scrivere processi alla Contessina Carradori; insomma restai aspettando il risultato della promessa di Peppe per due lunghi mesi, senza che esso me ne facesse più parola, e senza che finisse mai il mio impiego di segretario.
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