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      Passarono molti giorni sino a che una mattina lamentandomi io della mia mala sorte, e della impotenza di farmi un paio di stivali per rimpiazzare i miei invalidi alla fatica, Peppe mi disse che invece di stivali mi avrebbe donato un vestito. Cercò, ricercò allora nel suo guardaroba, e finalmente com'è naturale, la scelta cadde sopra l'abito peggiore, su quel tale abito di ripiego, il quale si vuol far passare per nuovo, quandoché fattolo io stimare da una Ebrea d'ago d'oro, me lo apprezzò tre paoli e, per dir come disse, tre giuli. Or presto a bomba che si raffreddano i ferri. E come può star salda la faccia di un uomo, mentre la bocca proferisce menzogne simili e somiglianti imposture? Parlo della menzogna crassa e marchigiana, che quell'abito donato nel tempo dei ritiro di Peppe e mio, sia una rappresentanza de' scudi sei promessimi dopo il felice viaggio di Bologna.
      In primo luogo già io non sarei stato di pasta così tenera da sorbirmi tre paoli per sei scudi; secondariamente poi, allorché dimandai a Peppe qualche nuova de' sei scudi promessi e svaniti, egli non mi avrebbe altrimenti risposto esser'io in libertà di scrivere a Ciotti, ma sarebbe stato sollecito a pormi avanti agli occhi il vestito, che, secondo quel che dice adesso, doveva avermi regalato poco prima: ma forse che un misto di delicatezza e moderazione lo avranno in quel momento ritenuto dal farmi una risposta, che ora né moderazione né delicatezza gli fa risparmiare; e sono medesime le circostanze giacché sei scudi gli chiedeva allora, quattro glie ne chieggo adesso, miserabili quattro scudi, de' quali narrerò la storia, e pe' quali Peppe non ha temuto né teme d'ingiuriare un amico, trattandone la fama come si tratterebbe una ciabatta, od il lezzo stomachevole delle cloache.
      Prima però di scendere a cosiffatta narrazione, non sarà fuor di proposito mandar innanzi un altro raccontuccio curioso, il quale potrà, se non altro, dare una idea del peso morale di un personaggio, che essendo nel caso nostro il protagonista della commedia, può pretendere (e lo merita) che il suo carattere sia ben dettagliato, posto nel vero suo lume, e colorito scrupolosamente sin che vi sieno colori sulla tavolozza.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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