Vado il giorno dopo; Peppe non c'era. Vado il terzo giorno; Peppe non c'era; e sempre con appuntamento. Vieni oggi... vieni domani... Frattini mi deve dare certi danari... non me li ha dati... Da un giorno all'altro si passò ad una settimana all'altra, e da una settimana all'altra ad uno all'altro mese, giacché non era più Frattini che compariva, ma un certo Pucci, il quale assicurava Bernetti aver prestato danari. Insomma trenta o quaranta appuntamenti mi furono da Peppe dati, ne' quali, essendo ogniuno composto di un'ora di attenzione, spesi inutilmente quarant'ore del mio povero tempo. Finalmente stanco, e più che stanco, ricorsi a Ciotti come primo creditore di Peppe, dal quale esso Ciotti condottosi, mi riportò in risposta che io era già stato pagato, che aveva già ricevuto da lui circa a cento scudi, che si faceva ben meraviglia del mio non delicato procedere, e che se pel mio meglio non taceva, sarebbe stato costretto di cavarmi un certo conto, che mi avrebbe fatto di creditore divenir debitore. Una eguale risposta con qualche cosetta di più denigrante ha fatto Ella, Signor Gaetano, al medesimo Ciotti venuto da mia parte a reclamare contro le villanie di suo figlio, il qual vuol conteggiarmi i pranzi che mi ha dato. Non so se dal contesto di questa lunghissima lettera potrà apparire nulla, ch'io possa opporre ai benefici del suo figliuolo garbato: voglio a Lei rimettere l'incarico di fare il confronto e il conteggio: forse non ci rimarrei tanto allo scoperto.
Conchiudo finalmente col dire, che la condotta tenuta dal suo figliuolo per tutto il tempo della sua vita paragonata a quella, che in me il Mondo ha veduta, potrà servire di fede, di allegati, di testimoni; di sentenza a questo mio veridico e fedele processo.
SonoIl suo servitore divoto
Giuseppe Gioachino Belli
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