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      LETTERA 2.
      A PIETRO SALIMEI
      [Roma, 19 maggio 1817]Giuntomi a notizia che Ella abbia ne' scorsi giorni ricevuta una patente di nomina, e sapendo io d'altronde esser Ella stato uno dei primi membri ricevuto nel nostro Corpo letterario, e che perciò questa recente spedizione può indurre qualche confusione nella storia ed altri andamenti accademici, prego Lei darmi qualche schiarimento sull'oggetto merceccui io sappia con precisione e la persona che Le ha fatto la citata spedizione, ed il prezzo da Lei pagatone, e tutt'altro che abbia con ciò relazione. In seguito di che io avrò mezzo di regolare i miei registri ed i stati del mio accademico uffizio.
      La prego di non isdegnare le proteste del mio sincero rispetto.
      Dall'accademia, 19 maggio 1817
      Il tesoriere annualeG. G. Belli
     
      LETTERA 3.
      AL PRESIDENTE DELL'ACCADEMIA TIBERINA - ROMA[4 giugno 1817]
      Non potendo dispensarmi dall'applaudire alla laudevolissima condotta tenuta da Monsignor Presidente nell'accettare a nome del Consiglio la rinuncia fatta alla carica di Segretario annuale dal Sig. Cavalier De Mortara; io sottoscritto per obligo del mio officio e per coerenza per quel che mi è convenuto palesare a carico del Sig. De Mortara suddetto, accuso il medesimo davanti il Consiglio affinché sia giudicato a tenor delle leggi come reo d'infrazione delle leggi e regolamenti che nella qualità di Segretario lo riguardano, e d'indebita esazione di alcune somme da parecchi accademici.
      Dimando che il presente atto sia inserito nella relazione del Consiglio di questa sera perciò che sarà di ragione, e per base delle nozioni future.
      Questo dì quattro Giugno 18 diecisette.
      Il tesoriere annualeG. G. Belli
     
      LETTERA 4.
      AI SOCI DELL'ACCADEMIA TIBERINA - ROMA[1817]
      Ill.mi e Chiar.mi Colleghi
      Io so bene che nelle turbolenze e fra i casi che il proprio vantaggio direttamente non ledano, è il tacersi sentenza non da pochi lodata e da tutti quasi seguita, ma son insieme intimamente persuaso che ove questi avvenimenti pregiudizievoli sieno a causa che l'onor ci commanda difendere, il secondargli è colpa, e il secondare chi gli trascura è delitto.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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