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      Mi pare che voi vi siate un poco messo in riparo con me; e me lo dice quel pregiatissimo Sig. Belli, con cui principia la lettera vostra. Ciò nasce dal senso oscuro dei versi: eppure io credeva che le ultime due terzine vi dovessero comparir chiare; ma mi sono ingannato. Che se poi vi spiace che io abbia scritto contro chi ha ingiuriato, e voi, e me; sappiate, che voi siete l'unico al mondo, a cui questo scritto sia stato, e sarà mai comunicato.
      Intanto vi abbraccio del miglior cuore, e vi auguro un felicissimo viaggio. E sono sempreIl vostro G. G. Belli
     
      Dal casino Vulpiani 31 agosto 1820.
     
      LETTERA 11.
      A FRANCESCO SPADA - ROMARipatransone, 7 settembre 1820
      Caro Spada
      Oggi dunque abbiamo la gran crisi benigna del Sole, per la quale Egli tornerà sano dopo una malattia di languore, che minacciavalo di estinzione insensibile. Tu però non sai cosa c'è di rimarchevole in questa ecclissi: non la grande oscurazione, non l'anello, o le altre simili minchionerie. Il gran caso è quello che ti dirò io; cioè che il bel mezzo di essa accadrà nel medesimo momento nel quale io venni alla luce nell'anno 1791; vale a dire ventinove anni fa. Qui sopra si potrebbero dire molte belle galanterie ed anche molte vaghissime impertinenze. All'ora ch'io scrivo, cioè alle 9 antimeridiane il tempo si è preparato con foltissime nuvole per renderci più piacevole il fenomeno, che non vedremo, se dura così.
      Fra tre o quattro giorni dal corrente, io parto pel viaggio di cui ti parlai. Addio. Salutami tutti, e credimiIl tuo a.co G. G. Belli
     
      LETTERA 12.
      A TERESA NERONI - RIPATRANSONEDi Terni, 5 ottobre 1820
      Guardimi il Cielo, mia carissima amica, che io impari giammai a non conoscere il prezzo dell'amicizia, e l'obbligo della riconoscenza. Voi però che conoscete me, come io conosco quel che ho detto di sopra, non dovevate chiamarmi filosofo, cioè secondo la vostra interpretazione, uomo dimentico di tutti i riguardi che si debbono alla società. Io ciononostante non voglio schifarlo questo nome, perché, nel vero suo senso, esso significa culto di ogni buona disciplina, e per conseguenza culto ancora della decenza e degli onesti usi, fra i quali è compreso anche quello di dar novelle di sé a chi le desidera ed insieme le merita.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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