Si parla in essa dell'Eroe di Pico in 4 sonetti. Mi diverto così: non credo però che al mio ritorno ci sia tanto da dire a lungo su queste mie povere cose, siccome tu dici. Ti abbraccio da amico
G. G. Belli
LETTERA 14.
A TERESA NERONI - RIPATRANSONEDi Terni, 22 ottobre 1820
Amica carissimaIn questo medesimo corso scrivo a Vostro fratello Peppe (detto così in confidenza) di cui ho ricevuto una lettera al solito ritardata. Al disordine, che apparisce nell'esercizio delle poste, non fo più meraviglia, se le due mie vi arrivarono insieme, se Vulpiani non ne ha ricevuta che una di due da me scrittegli. Ho molto gradita la notizia che Checchina sia guarita. Vi assicuro, che al momento della mia partenza dalla Ripa, oltre il dolore causatomi dal di Lei gravissimo male, provai quasi eguale rammarico non potendo dimostrarle con qualche atto di gratitudine consueto, la riconoscenza che io nudriva per le tante attenzioni da Lei usatemi per tutta la mia dimora pr. alla buona famiglia Vulpiani. Ne avrei incaricato D. Giusto, come vi dissi più volte, ma egli era assente; e non potei trovarlo neppure a Macerata, stando egli quel giorno con Armaroli in Appignano. La medesima assenza di D. Giusto fu la cagione del silenzio, di cui egli si lagna. La mia lettera era del 21 settembre, e se fosse arrivata in corrente, secondo quanto D. Giusto mi disse, egli non doveva ancora essere tornato alla Ripa. Ecco perché in quella prima lettera non lo nominai, avendo altronde nominato tutti gli altri distintamente: e mi pare che a D. Santi io dicessi sottomaestro; dunque se mi ricordai del sotto, mi ricordava anche del sopra. Circa poi alla seconda lettera, egli non ha di che lagnarsi, perché io vi pregai in essa di salutare quanti frequentano la vostra casa, fra i quali egli ancora è compreso. Per placarlo però totalmente, vi prego in questa di salutar lui tre volte, e gli altri una sola.
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