L'ultimo bacio sulla fronte a Teti:
Perché le umane creature solePrivansi il cuore della gioia pura
Di salutar nel suo natale il Sole?
Io però fuor delle insalubri muraEsco soletto quando il gallo canta,
E si rallegra ogni altra creatura.
E pieno il petto di dolcezza tantaTi benedico, o luce mattutina,
Che prezïosa per me sorgi e santa.
Ti benedico, o grazïa divina,
Che il primo raggio ai pargoletti lumiOggi vibrasti della mia Regina.
Dico di Lei, che mi donaro i Numi,
Che sola di piegare ha signoriaIl mio cuor, le mie voglie e i miei costumi.
Oh dunque sempre benedetto siaQuesto bel giorno, e questo mese, e l'anno
In ch'ella nacque perché fosse mia.
E benedette sian le piante, che hannoQuesto del loro amor germe produtto
Per ristorarmi d'ogni antico affanno.
E sì la vita mia piena di luttoScorsa sarebbe, e de' miei studi avrei
Colto assai scarso e molto acerbo il frutto;
Dove nel colmo de' disastri mieiPer l'amarezza dello mio dolore
Non avessi a pietà mosso costei.
Pietà le pose la mia storia in core,
Appresso alla pietà venne amicizia,
E all'amicizia poi successe amore.
Troppo ahi del Mondo la crudel maliziaFatto aveva di me tristo governo!
Ma pur mi scordo d'ogni sua nequizia.
Ed ora intorno a me più non discerno,
Che il dolce aspetto della mia famiglia;
E di bearmi in lei spero in eterno.
Pur, se memoria v'ha che dalle cigliaUna lagrima ancor spremere mi possa,
Egli è il pensier della perduta figlia.
È questo il solo che li nervi e l'ossaTalor mi scuote, ma sperar mi giova,
Che sia del reo destin l'ultima scossa.
Così l'anima mia pace ritrova;
E vede che dal dì ch'io vivo teco,
Vivo, o mia Vita, d'una vita nuova.
Né punto calmi se invidioso e biecoDella fortuna mia l'occhio mi guardi:
Se tu mi guardi insiem, quell'occhio è cieco.
E se il veleno di morbosi dardiIncontro al petto mio spesso ella vibra,
Per farmi tristo quel furor sien tardi.
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