Benché però sembra dover perdonarsi a quel popolo la fiacchezza di ogni maniera, onde le anime sue sono vinte. Il clima, in cui vive e si educa, troppo molle e voluttuoso è: ed io mi accorgeva, che lungamente abitandovi ad eccedente mollezza alfine mi romperei, ed in essa a tutte le morali pravità, che per necessario ne conseguono.
Il vostro fratello Filippo mi va spesso ripetendo gli elogi de' vostri amabili figli, nella educazione de' quali così lodevolmente voi l'animo vi occupate: e di entrambi, benché di uno in ispecie fra essi, io ascolto con piacere i rapidi progressi nella musica, oggetto principale della vostra passione per le nobili discipline.
Diriggo questa mia lettera alla volta di Ascoli, venuto in dubbio del vostro dimorarvi nell'attuale stagione di pubblica gioja.
La Sig.ra Tecla, la Sig.ra C.ssa Chiarina, il Sig. Cavaliere, Don Flavio e con distinti modi la eccellente vostra sorella io pregai di salutare per me, richiamandomi alla loro memoria. Né vogliate presso i figli di lei carissimi trascurarmi, né molto meno di poi presso la Sig.ra vostra, dove attualmente non siate seco. Gratificatemi in ultimo di molte parole amichevoli col buon Luigi Vitali Cantalamessa, e co' fratelli Gius.e e Franc.o Voltattorni e Gabriello Santo fasone.
E senza più, alla vostra benivolenza mi raccomando.
Di Roma 31 gennaio 1824.
Il vostro aff.mo amicoGiuseppe Gioachino Belli
LETTERA 32.
A FRANCESCO SPADA - ROMA[17 febbraio 1824]
Caro Checco
Al solito, sto male. Di' ciò questa sera a Pieromaldi, che mi aspettava con versi: e se lo vedessi casualmente in oggi sarebbe meglio. Sai? Ruga e De Romanis, que' due tomi chiassaroli si sono proposti di far cagnara in adunanza pel mio intervento al funerale, intervento da essi medesimi favorito. Benché la loro idea sia da scherzo; pure coi cari cervelletti di alcuni nostri accademici, che misurano col compasso tutte le azioni degli altri, mi pare che dovrà finire in burattinata.
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