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      Io sto benissimo. Vado osservando la Città, che è molto graziosa, ed esaminando gli uomini che non lo sono tanto malgrado l'apparenza. L'avv. Capei amico della Caucci mi ha condotto in varj luoghi. Giraud ti saluta e questa mattina mi farà conoscere Niccolini il tragedo. Il signor Grobert è in campagna, e tutti gli altri o irreperibili, o malati, o forestieri, cosicché ancora non ne ho veduto alcuno. A proposito di Giraud, fa il piacere di mandare in amministrazione a riverire il Conte, a salutar tutti e dire particolarmente a Cardinali che Giraud ha commesso il lavoro di quell'articolo all'estensore Gino Capponi. Ho veduto l'abate Metelli, che si mantiene tal quale, e ti saluta tanto. Sui primi giorni del mio arrivo io pranzai qui in casa, ma siccome pranzavo un po' presto, ed altronde io spesso avrei dovuto scaldarmi a correre da un polo all'altro della Città per giungere a tempo ora mangio dal trattore, e poi pian piano me ne torno a casa, cosa che mi riesce più comoda. Per l'alloggio ed un discreto servizio pago una lira al giorno cioè quattro francesconi e mezzo al mese. Quanto si perde nella moneta! Oltre lo scapito delle monete nel cambio di un grosso per ogni nuovo scudo, e di due paoli per ogni luigi, il francescone è diviso in ottanta grazie, e queste grazie fanno qui la stessa figura che a Roma il baiocco. I fiorentini rispondono si dà qui meno pezzi ma essi contengono in sé più valore. Ed io rispondo essere effimero questo calcolo perché i valori delle monete si ritrovano nella borsa sempre uguali a quelli delle cose che in commercio rappresentano. Vado vedendo la casa Campello ed andiamo insieme in qualche luogo. Essi partono presto, e me ne dispiace. Ieri andammo tutti in unione a vedere il gabinetto fisico. Non ho mai trovato cosa più bella. Ho comperato per quattordici paoli un cappello di paglia nero a cannuccia, non già di treccia di Firenze perché costano troppo.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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