Questo mi servirà per comodo, e per risparmiare il mio di feltro il quale è già in sì ottimo stato che se col sole e la polvere di tutta la state lo seguitassi a portare, pe' restanti mesi di autunno non me la farebbe davvero. È arrivata la famiglia Toriglioni, che vuol trattenersi un anno. La signora Teresa Falconieri ed il signor Cav. ti salutano. Essi mi usano molte cortesie; anzi quando esco di casa andrò da loro con questa lettera, perché se la sig.ra Teresa sarà in casa, aggiungerà qualche parola, avendomelo detto. Ogni volta che vado in lor casa, Giovanni il servitore mi chiede di te colla maggiore ansietà e mi dice che lo ricordi alla tua memoria. - Come stai tu? Come Ciro nostro? Come Mimma? E Pippo? E tutti di casa? Dammi queste notizie che sommamente sonomi a cuore. Quest'anno, lontano da casa mi pare di soffrire anche di più la lontananza. Addio, addio. Un abbraccio di cuore.
Il tuo P.
Ho avuto la tua del 29 in questo momento essendo andato a cercarne prima d'impostare. Povera Mariuccia! Che destino! Ancora stai così? Al giunger di questa spero ti troverà meglio.
LETTERA 36.
A MARIA CONTI BELLI - ROMAFirenze, 10 luglio 1824
Mia cara Mariuccia
Rispondo pel corriere che parte or ora alla cara tua del 7, giunta poco fa. Ti confesso un estremo dispiacere nell'udirti sempre soffrire qualche incomodo e vedo con altrettanto rammarico, che la stagione dell'estremo caldo forse contribuirà ad inasprire i tuoi incomodi con la debolezza che ne deriva. Le buone nuove del nostro Ciro mi consolano altronde un poco. Deve esser caro quel ciuco! Tristo quel Romano che in Firenze dicesse ciuco a un bambino! Egli udirebbe a farsi i più acerbi rimproveri; perché ciuco di buon toscano significa asino. Non so come la cara Roberti accusi il mio silenzio. Prima di partire da Roma scrissi, e di qui ho riscritto una volta.
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