Togliete lui e tre o quattro altri a lui un poco inferiori, il resto è roba da affasciarsi per illustrarci le impiallicciature de' canterani. Ho assistito a certi saggi di un istituto di pubblica istruzione. Se tu avessi udito che scuolari, e che maestri! Per definire una parola, parevano tanti alchimisti in cerca dell'oro potabile; ed invece di oro beevano il piscio, ingannati forse dalla somiglianza del colore.
Se passi avanti a Spada, entra e parla con Checco. Digli che lo abbraccio, e saluto tutti i suoi, e che gli scriverò. Addio addio addio.
Il tuo
LETTERA 38.
A MARIA CONTI BELLI - ROMAFirenze, 24 luglio 1824
Mia cara Mariuccia
Ah! quanto mi sarebbe piaciuta la tua improvvisata! Ma! È proprio un destino che quel che più piace non si debba ottenere! Tu ti privi di questo sollievo con riflessioni che non fai però per la parte mia: e questo mi mortifica e mi procura un dispiacere di più vedendoti negare a te stessa quello che a me accordi con tanta bella maniera e generosità. Circa a Vulpiani ti do mille ragioni ed anche per questo capo vedo l'angustia in cui devi stare! Povera Mariuccia mia! Tu mi chiedi quanto io vorrei di danaro? Non saprei cosa risponderti. Che so io! Mi vuoi mandare altrettanto di quanto mi dasti alla mano? Cuore mio, fa un poco tu. Ti prego però che il numero di monete che mi manderai sieno francesconi.
Circa al caldo di Siena, credo che quegli abitanti lo credano eccessivo perché avvezzi a quel clima: tutti però qui mi dicono essere là molto inferiore a questo di Firenze. Basta, vedremo. A Morrovalle appunto scrivo in quest'ordinario contro una lettera scrittami con mille scongiuri di andare a passare qualche giorno alla Marca. Io ne ho poca voglia per le medesime ragioni che ti osservai a Roma. Ma anche a questo penserò meglio. Intanto darò loro la notizia del probabile viaggio di Borghi.
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