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      Godo che vedesti Trentanove, e ti ringrazio de' saluti di lui così come di quelli di Tenerani. Piacemi poi sentire che il buon Menicuccio stia meglio. - Aspetto con ansietà Labella, e Giorgio, il quale non venne con me per non passare da quella parte appunto che ora ha scelto.
      Vado vedendo gente che conosco. È venuto Frecavalli sempre amabilissimo, il quale questa notte deve partire per Livorno, e poi per Genova e Milano. Egli mi ha dato notizie del viaggio della Caucci con Sassi. Ho anche veduto il pittore Carelli colla moglie reduci da Venezia per Roma. Egli mi conosce da bambino. Ne' pochi giorni da che sta qui e per gli altri pochi che ci sarà ci siamo spesso veduti e ci vedremo; anzi domani andiamo insieme a vedere il sontuoso palazzo di Borghese e poi a pranzo da Toriglioni. Ho anche veduto l'argentiere Belli che va a Milano con suoi lavori: e di' a Pippo che fra dimani e dopo dimani conoscerò il letterato Giordani venuto, si crede, a stabilirsi qui, non potendo forse più stare a Milano. - Le nuove del nostro caro bociacchetto sempre più mi consolano. - Anche qui il tempo ha fatto le medesime stravaganze di Roma. - Dimmi una cosa per curiosità. Moraglia ti rispose a quella lettera in cui io aggiunsi?
      Ti salutano tanto i Falconieri che sarebbero stati tanto contenti quanto io di vederti in questa Città. - Mercoldì nella Chiesa di S. Gaetano udii una messa funebre pel Granduca Ferdinando, scritta da un certo maestro Ceccarini, il quale compone come un angelo e canta come un Dio (sempre però del paganesimo, per non entrare in brutte materie). I cantori erano 38: l'orchestra poi di un numero infinito, tutti soggetti di sorprendente abilità. Dico la verità, a Roma non ho mai udito altrettanto. - Oggi andrò passeggiando a Fiesole. Pippo sa cos'è; e credo che visiterò quell'Inghirami il quale fa quella grand'opera sulle antichità etrusche.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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