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      Se io conoscessi l'abbuonato che lo ha cercherei di accattivarlo, ma non mi si sa dire chi sia. Io parto di qui domani per Bologna. Lascio commissione a un amico di far trascrivere l'articolo quanto prima si possa, e poi spedirlo in Roma all'indirizzo di Enrico Lovery. Se mi favorirà come mi lusingo, il nostro Arrighetto avrà quel che desidera. Digli ancora essere state inutili altre pratiche pel Lessing e pel Sulzer. Avrai avuto altra mia lettera in buon latino negli scorsi ordinari. - Abbiti oggi questo codicillo in pessimo italiano. Salutami tanto Papà, Mammà, Clementina, Peppe, Zio Giovacchino, Nino Lepri, Teta, ecc.
      Firenze, 4 ottobreSono il tuo Belli.
     
      LETTERA 54.
      A MONS. CARLO GAZZOLA, ACCADEMICO TIBERINO - ROMA[10 gennaio 1826]
      Chiarissimo Collega
      Se fosse cosa di niun momento per l'Accademia nostra il lasciar dubbio il numero e indeterminata la qualità de' componimenti lunghi, recitabili nelle adunanze solenni, io mi approfitterei bene di questa indifferenza, per aspettare dal tempo tanto di agio che mi bastasse a scrivere la Canzone destinatami dall'Egregio Consiglio per l'adunanza del 1° venturo febbraio. Ma poiché al buon successo di que' letterarii esercizi troppo mi è noto importare la conoscenza certa delle produzioni di cui si possa far conto, obbedisco oggi al dovere che mi corre di ringraziare, ricusando, codesto Ch. consesso della considerazione nella quale mi prese, quando della distribuzione de' componimenti deliberò. Le mie occupazioni domestiche sono attualmente di tale peso e natura che ne' brevissimi momenti in cui me ne sollevo per respirare, mi conservano lo spirito turbato e non padrone di dedicarsi ad impieghi che lo vogliono troppo più sciolto e sereno.
      Prego la sua cortesia di partecipare a' suoi nobili colleghi questo mio non volontario ringraziamento, e di non isdegnare le proteste della mia perfetta considerazione.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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