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      Te le dirigerà Celsi con due righe: così siamo d'intelligenza. Per S. Lorenzo sarò in Milano. Quanto godo, Mariuccia mia, della tua rinuncia alla deputazione di beneficenza! Che diranno? Ti vorrebbero veder morta? Io no però. Dunque abbiti cura per carità: fa i bagni, cammina il meno possibile, e pensa a star bene per me e per Ciro nostro. Mariuccia mia, il 15 è la tua festa. Vedi che io non me ne scordo: e fo mille e mille voti per la tua felicità. Ricevine in pegno un tenero bacio.
      Parlai a Sinigallia con Bondì che ti saluta. Ci vidi Roverella che saluta Gnoli e Pieromaldi etc. etc. - Mi incarica Celsi di pregarti che se mai vedi Carluccio Canori lo saluti da parte di tutta la sua famiglia. Ricordami a tutti quelli che chiedono di me: addio. Ti abbraccio.
      Il tuo P.
     
      LETTERA 64.
      A MARIA CONTI BELLI - ROMABologna, mercoldì 8 agosto 1827
      Cara Mariuccia
      Sono qui ancora per mancanza di vetture. Veramente lunedì al giorno venne da me un vetturino, ma come io stava chiuso in camera leggendo un libro, la affezionata famiglia Celsi prese quel pretesto di mio riposo onde licenziarlo e non farmi partire. Ieri poi me lo confessarono, ed io che nulla di negozii ho che mi chiami a Milano ora per ora, sopportai in pace questa obligante soperchieria dettata dalla buona amicizia. - Partirò peraltro sul fare del giorno di dimani, e arriverò sicuramente a Milano a mezza mattina della prossima domenica 12 corrente. Di là darò riscontro a quella tua che tu senza dubbio mi ci devi inviare in risposta alle tre mie antecedenti a questa.
      Oltre a Celsi, Mazza e Scarabelli seguono a colmarmi di favori o di gentilezze. Cento lettere commendatizie mi sono qui offerte per Milano: io però ringrazio, non sapendo bastare a tanti rapporti; solamente ho accettato due: la prima del fratello di Cardinali, (Clemente) il quale è ora qui per qualche giorno con la moglie bolognese, quella tale Signora bellina che tu conoscesti in casa Tarnassi quel giorno della processione di donne nel giubileo.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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