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      Cardinali dunque mi ha dato una lettera pel celebre Dottore Giovanni Labus, e un libro da portargli.
      Ho poi un'altra lettera per un locandiere, datami da un locandiere e insieme banchiere di questa Bologna, amicissimo di Celsi. Questi mi ha fatto anche una cambialetta alla pari, a vista, sopra Milano, mancando qui assolutamente oro da trasportare.
      Mariuccia mia, come stai? Seguono i bagni a giovarti? Pensa che gran parte della mia salute dipende dalla tua, e da quella di Ciro, il quale mi lusingo che stia, al solito, benone. Oggi ad otto è la tua festa. Invita qualcuno, e sollevati. Io corrisponderò da Milano alla tua allegrezza col chiamarti molti e molti altri anni tranquilli. - Del libro prestatomi da Dolce, e delle calze provvedutemi da Orsini, il primo mi fa compagnia nell'andata, le seconde me la faranno al ritorno. Salutami tutti, che non distinguo per timore di lasciarne fuori qualcuno per errore.
      Ti abbraccio: baciami Ciro. Addio.
      Il tuo P.
     
      P.S. Pianciani rilasciò quella fede per la Pulizia?
     
      LETTERA 65.
      A MARIA CONTI BELLI - ROMAMilano, 13 agosto 1827
      Mia cara Mariuccia
      Eccomi in questa città bellissima da ieri. Sperava di trovare tue lettere alla posta, ma nulla vi era e neppure ne sono venute col corriere di un momento fa. In tutti i modi voglio scriverti una parola per dirti che io sto bene, e che appena arrivai cercai e trovai Moraglia, il quale trasecolò al vedermi. Egli è in questo momento a me presente, e le cose che mi dice per te non so ripeterle. Fra due o tre giorni mi conduce ad una gita con lui ne' bei contorni di Milano.
      Come stai, cuore mio? Ciro mio sta bene? Abbiti cura; e credi che se più per oggi non ti scrivo è effetto del corriere, che parte adesso.
      Moraglia mi ha trovato una buona stanza. Addio, addio.
      Vidi Olmi a Parma, e cenai seco: dillo, se lo vedi, a Biagini.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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