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      Sul resto risolvi liberamente a tutto tuo piacere, perchè quando sei contenta tu sono contentone ancor io. Ti abbraccio.
      Il tuo P.
     
      LETTERA 80.
      A MARIA CONTI BELLI - ROMATerni, 11 novembre 1827
      C. Mariuccia
      Ho impostato altra lettera alla ora legale cioè mezzogiorno. Ora sono le 4 e ricevo la tua di ieri. Babocci mezzo addetto alla posta mi fa il bel piacere di inserire la presente fra i pacchi già chiusi pel corriere che arriva ora. Farò chiamare Silvestro: per questa rag.e, se non vedi gli Sc. 170 come ti dissi nell'altra mia di questa mattina non stare in pena, giacchè se Silvestro stringe manderò tutto insieme mentre altrimenti per Sc. 400 pagherei Sc. 4. Ti sarò docile in tutto: va bene? Sei contenta? - Garavita si è malato: si spera che non sarà nulla. La tua lettera potrebbe forse obligarmi a stare qui qualche altro giorno: se dunque non mi vedi non ti prender pena. Addio. Abbraccio te e il caro Ciro. Sono il tuo Duca.
     
      LETTERA 81.
      A MARIA CONTI BELLI - ROMA[Terni, 12 novembre 1827]
      Mia Cara Mariuccia
      E un'altra lettera: ti avrò seccato: ma non mi par vero di poter conversare con te ogni giorno, o darti le notizie così, come si suol dire, a botta calda. - Come avrai udito da altra mia mandai a chiamare Silvestro, il quale è disceso questa mattina. L'ho condotto da Garavita e lì abbiamo parlato; ma inutilmente: sono disceso a poco a poco agli Sc. 2300 e Garavita mi faceva il ruffiano: non vuole aggiungere nulla sugli Sc. 2200, dicendo di pagare a rigore di stima il terreno, e il casino più di quello che lo stato suo e le condizioni de' tempi possono meritare. Mi sono sdegnato, e dopo molte parole l'ho lasciato con Garavita e sono partito, sperando che Garavita l'avrebbe convertito. Al contrario: egli ha seguitato a protestare che malgrado tutto il dispiacere che sente pel probabile di lui allontanamento da quei luoghi dove è nato, non può assolutamente fondare più degli Sc. 2200 sopra una possessione fallacissima, soggetta a rischi, patita nel fabbricato etc. etc., e della quale non vi sarà alcuno che ci offra di più. In quanto a quest'ultimo punto, sia detto qui in silenzio fra noi, lo credo fermamente anch'io; e vorrei esser bugiardo.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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