- Io dunque indignato da tante mancanze di parola, distrutta in me ogni reliquia di pazienza, e fin anche di ogni riguardo verso le promesse di V.S. feraci sino ad ora di sì poco frutto, Le protesto col presente biglietto di andare senza alcun altro momento d'indugio a por termine ai mezzi legali, onde ottener tutti i fini qui espressi, in via la più rigorosa. Non si maravigli del mio procedere giustissimo: io invece mi maraviglio altamente della spensieratezza biasimevole dei Sig.ri Antaldi, e dirò ancora delle fallaci promesse di V.S. - Mi creda pieno di riguardi.
Di casa primo del 1828.
D.mo obb.mo serv.reGiuseppe Gioachino Belli
LETTERA 86.
A FERDINANDO MALVICA,
SEGRETARIO DELL'ACCADEMIA TIBERINA - ROMA[7 gennaio 1828]
Chiarissimo Sig. SegretarioCorre già qualche anno da che que' rispettosi nostri Colleghi i quali, chiamati dagli annuali suffragi a reggere l'Accademia nostra coll'opera e col consiglio, seggono in alto dove voi oggi sedete: tutti o Padri onorati di famiglia, o gravi Ecclesiastici, o dotti dottori, o integri magistrati, o splendidi patrizii, o studiosissimi giovani; corre già qualche anno, ripeto, che que' nostri rispettabil colleghi mentre singolarmente presi uno per uno vi allacciano con la soavità delle maniere, vi edificano con la giustizia del cuore, e v'incantano con la finezza del giudicio, associati poi appena in collegio e accinti alle consigliari deliberazioni, perdono tosto miseramente la stella polare, e balzano là a modo di naufraghi ad un posto, che quasi sempre per verità lor si propizia non perché intendono eglino drittamente a cercarlo, ma sì perché con meravigliosa aberrazione della natura va loro il posto stupendamente all'incontro. Ammissioni di candidati, cacciate di accademici, formazioni di terne, collezioni di uficii, decreti di onori, negazione di premii, censura di opere, collezione di pecunia, chiamate di socii, inviti a comporre, applicazione di principii, uso finalmente di mezzi, tutto per non so quale destino quasi dirò deputato allo sforzo della nostra Accademia, rinchiude alcun vizio di forma, e qualche germe di vergogna.
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