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      Tedesco in erudizione perché s'incalzò per modo di similitudine il salto di Leucade. E un'altra volta, e poi ho finito, all'udir narrare di una festa fatta alla Madonna di Costantinopoli con pubblici fuochi d'artifizio a piazza Barberini, raccontò nel suo giornale medesimo con una cristiana esultanza essere una voce maligna che i barbari facciano tanta oltranza alla gente battezzata, perché benché i turchi non sappiano neppure il credo, tuttavia hanno permesso nella stessa città di Costantinopoli un simile spettacolo etc. etc. e qui veniva la descrizione di tutti i razzi.
      Impara, Mariuccia mia, e convinciti che il Mondo è come un banco di scuola: più vi si sta, più vi s'impara: quantunque circa alla seconda proporzione vi sia chi parteggi per la negativa.
      Il vetturino ha cambiato tutte le tappe onde non ispendere troppo negli ordinari della Città. Dunque non ho potuto vedere né Piccardi, né Emiliani, né Papotti, né Oloni, né... chi altro? Non lo so: insomma nessuno. Dillo a Spada perché Spada lo dica a Biagini onde Biagini lo dica a chi gli pare. Scrivo questa lettera da S. Ilario, villaggio di assoluto confino dello Stato di Modena sette miglia prima di Parma. Sono le dieci: vado a letto. Un bacio a Cirone. Ricevi mille abbracci dal tuo P.
     
      P.S. Porto meco la presente già scritta per impostarla dove potrò prima. Dopo dimani spero sicuramente di aver già fatto il solenne ingresso a Milano. È colà un susurro per questa notizia portata avanti dal vento che mi soffia dietro. Dicono che non vi si trovi più polvere l'ho presa tutta io in viaggio.
     
      LETTERA 94.
      A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTODi Roma, 4 dicembre 1828
      Gentilissimo amicoEccovi una lettera scritta procuratorio nomine cum clausula ut alter ego. Il vostro amabile fratello, occupato oggi dalla guardia e immerso tutti questi giorni in un mare di faccende, alla vigilia com'è di una partenza per lungo e glorioso viaggio; ha incaricato me di rappresentarlo negli uffici che doveva con Voi compiere: né in ciò le circostanze mi potevano meglio servire tanto è il debito di grazie che mi corre da riferire alla veramente obbligante memoria in che io sono rimasto presso di voi esempio di rara e delicata amicizia.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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