(Ma adesso sto come un b.f.: indovinala grillo). E siamo Nonni eh Neroni? V'è però una gran dolcezza in quei figli, dolce che non conoscono gli schifi de' nonni denotanti che l'età va come il Mondo. - So le lodi della vostra amabile filodrammatica: so di lapidi... so anche che la carta è finita e i saluti non incominciati.
Dunque Padre, Madre, sorelle e tutti, parenti amici e benefattori, deo gratias! Vi abbraccia di cuore il vostro primo de' secondiG. G. Belli
Palazzo Poli 2° piano.
Se Mariuccia sa che la ho cacciata in un poscritto, con tutti i saluti suoi, la mi ammazza: misericordia! Dunque, Neroni, la mia vita sta nel vostro silenzio.
LETTERA 95.
AL PRESIDENTE DELL'ACCADEMIA PERGAMINEA - FOSSOMBRONE
29 gennaio 1829
Chiarissimo Sig. PresidenteNon in modo legale, è vero, ma per avventura ricordabile; non al Presidente dell'Accademia, ma alla persona del Presidente; non per iscritto in lettera, ma a voce nella stessa sala accademica, io ebbi l'onore nel passato novembre di partecipare la infelicità delle da me praticate ricerche intorno al quesito direttomi.
Se l'Iconografia ci abbia serbate le sembianze del Pergamino.
Se pertanto mi veggo oggi giungere nella sua lettera del 2 cadente un testimonio del suo dolore per ciò che io non abbia eseguito il lavoro commessomi dall'Ecc.mo Consiglio per l'anno V; parmi che mentre anch'io debba rammaricarmi di averle cagionato tanto disgusto, m'abbia nulladimeno alcun luogo di consolazione dal vedere che il vero motivo del rimprovero dalla Ch. Sua Sig.ria indirizzatomi dipenda quasi più da dimenticanza d'incidenti e da uniformità di già stampata modula che non da mio fallo assoluto: da poi che la Ch. S.S. fra gli altri pensieri dell'accademico reggimento o non si è risovvenuta del fatto di Novembre, o sovvenutosene, pure non ha forse diliberato se quella particolare insinuazione avesse valore di salvarmi da porzione del meritato rimprovero delle benché umanissime note di biasimo, o, diliberatolo ancora non ha curato decidere se la mancanza di partecipazione di un atto importi sempre ed ineccezionabilmente la mancanza d'esercizio dell'atto medesimo, a malgrado dell'assioma forense che contra contumaces omnia jura clamant.
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