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      Sopra altri ricevuti incarichi avrei io bene incorso in accademiche censure, cioè per l'ozio della mia penna, ma in questo una benignità sproporzionata alle omissioni mie non farà sì che io non me ne accusi spontaneamente all'Accademia la quale con silenzio generoso volle risparmiarmi il maggior rossore di rimprovero meglio guadagnato. Se però unita all'accusa siami lecito mandare incontro all'indulgenza accademica una scusa del mio fallo, io dirò che una vita agitata da diversi agenti tutti nemici dell'ingegno e dei quieti studii mi tolse agio e senno per corrispondere degnamente al giudizio della aspettazione di un Consesso elettissimo, il quale, attribuendo a tutti per gentilezza la stessa buona tempra di valore che in sé ritrova e sente, non deve poi essere ingiustamente ingannato con effetti troppo inferiori all'anticipato concetto.
      Se mai nella presente mia lettera la sua perspicacia incontrasse frase o parola discordante col tutto umile rispetto e colla cieca rassegnazione che l'inferiore deve al superiore suo, me ne assolva la sua clemenza, da poi che quantunque io non ebbi ribelle intenzione o talento mormorante, pure già me ne pento per l'eventualità.
      E voglia sempre graziosamente riguardareIl suo servitore obbligatissimo
      G. G. Belli
      Socio pergamineo corrispondente
     
      LETTERA 96.
      A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - SAN BENEDETTO[17 febbraio 1829]
      Caro Amico
      Ieri sera è arrivato vostro fratello carico di onori. Non l'ho veduto ancora, ma l'ho saputo da chi l'ha veduto. Eccovi una buona notizia, ma io non faccio nulla per nulla; e voglio da voi un piacere. Il 17 gennaio p.to scrissi una lettera al Sig. Luigi Tommasi di Ripatransone su certe vertenze in affari disgraziati che non debbono a voi riuscire un mistero. Egli non mi ha mai risposto. Non potreste voi semplicemente da qualcuno fargli dire che io (abitante al Palazzo Poli 2° piano) aspetto da lui un riscontro alla mia del 17 gennaio?


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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