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      In quale altro modo doveva andare la faccenda? Le lacune di una stampata cedola intimatoria, buona tanto al sesso mascolino che al feminino, furono tosto riempiute a penna da uno scriba di genere neutro; e dopo un'ora appena, il Nunzio di conio lombardo stava già avanti al suo giudice per essere degradato. - Dite un po', temerario, da quando in quà siete voi Nunzio? - Da trent'anni, otto mesi e sei giorni, Eccellenza. - Chi vi ci ha fatto? - Il padre Curato del Duomo, Sig. Direttore. - Recitate voi l'imbecille? - Perdoni: avanti a V.E. non mi sarebbe possibile. - Volete dirmi un'ingiuria? - Non glie la voglio dire. -Dunque voi vi spacciate all'estero per Nunzio Apostolico? - Veramente io mi spaccio per Nunzio Righetti, e quell'Apostolico sarà probabilmente un titolo disertore della corte Austriaca; poiché vorrei aver l'onore di morire qui addosso a S.E. se ho mai avuto pel capo altri apostolati che quello di predicare indegnamente la gloria delle mie bevande calde e fredde, e di bandire la riputazione delle mie marmellate. - Ma dunque quella Ecc.za Rev.ma come vi si è ella appiccata? - Senza merito mio, Eccellenza, e poco più poco meno come si appiccano de' cordoni rossi e delle sciarpe turchine a tanti petti indegni forse di chiudere un cuore anche da caffettiere e da tripparolo. - Siete un impertinente. - Sig. Direttore, mi armonizzo per non far dissonanze.
      Il Sig. f.f., buon dilettante di chitarra francese, intese subito la malignità del frizzo; e mi duole dover ripetere tre parole lubriche nelle quali a quel punto proruppe. Ma a storico fedele disconviene meno una oscenità che una negligenza. -Cazzus! esclamò dunque il Sig. faciente-funzioni, fottetemi in profosso questa carogna.
      Con tutto ciò, intorno al vocabolo Carogna, non debbo dissimulare a discarico del Magistrato, che le opinioni dei filologi non vanno d'accordo: poiché se da un canto è vero che un dignitario di Roma vietò un giorno a me stesso che col ministero di quella voce io potessi indicare onestamente pure un asino morto, chi non ricorda dall'altro la purità, il candore, e la eleganza con che il piissimo Cesari di cruschevole memoria chiamò Divina Carogna, il Sacrosanto Corpo di Cristo?


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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