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      La stessa monotonia de' luoghi diviene per noi allora una particolare sorgente di piacere. In ogni oggetto crediamo di riconoscere un testimonio delle nostre azioni lodevoli, e un compagno fidato delle care emozioni che ci premiarono l'anima al compimento di quelle. Chi troppo cambia di esercizi e di stanza, educa i suoi pensieri al desiderio, i desideri alla cupidità, la cupidità all'intemperanza; e così da sensazioni soverchiamente variate ed attive, esce finalmente il mal frutto della trista indifferenza e del tedio tormentoso. Al contrario in un ritiro tranquillo, in un ritorno continuo d'idee sperimentate, l'uomo moderato raccoglie la propria imaginazione in se stesso, e la impiega ad esaminare meglio le risorse ed il fine della esistenza. Famigliarizzato ogni dì più con que' suoni, con que' colori, con quelle forme, con quelle fisionomie del giorno precedente, si ritrova in costante accordo con loro, e fingendosi del resto un mondo a suo modo, lo accomoda facilmente alle modificazioni del suo spirito. Quando le passioni dell'uomo ristretto dentro un circolo angusto di terra si celano alla onnipotenza dei casi, il di lui cuore trova nell'ozio di esse quella placida spensieratezza che ne deriva i benefici elementi della felicità. E quando la mente di lui, affrancata dall'esterne distrazioni, conservi la libertà di se stessa, può allora conoscere l'intenzione della natura, seguirne le leggi, adoperarne i soccorsi, ad aspettare in pace dalla di lei fedeltà l'adempimento delle speranze della vita.
      Per dirvi ora due parole di me vi assicuro che al punto della vita a cui sono, cominciano già assai a potere su di me i pensieri di riposo, di semplicità e di futura consolazione. La vita umana, oltrepassato di poco il suo mezzo, non si compone più che di reminiscenze, le speranze e i progetti periscono in un fascio appena la mano fredda del tempo ne addita la tardità in ogni nuova intrapresa.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963