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      Senz'altro avviene che di un dolore esasperato ogni dì più dall'idea della distruzione che si avvicina, la virilità precipita nella vecchiezza, e guai, guai a que' vecchi che non si saranno preparati di buon'ora una riserva di conforto! Schivati nell'universo, espulsi dirò quasi dal posto che occupano nella società, costretti a cedere vigore, bellezza, salute, carezze a chi gl'incalza senza posa alcuna, essi rivolgonsi indietro aridi e afflitti spettatori degli altrui godimenti, a cui non è più loro lecito aspirare. La gioventù, oltre all'allegrezza sua propria, può trovare de' piaceri dovunque, e fino negli stessi difetti degli uomini; laddove la vecchiezza sfortunata non può rifugiarsi che nelle loro scarse virtù; al giovane è sempre aperto il gran teatro delle illusioni a traverso alle quali i contemporanei si offrono a lui; pel vecchio non rimangono che le risorse della realtà, quasi tutte pur troppo dure e desolanti. L'anima sua s'inasprisce, e i suoi difetti non più velati da alcun'apparenza di amabilità, lo abbandonano al solo conforto della pazienza e della compassione. Per risparmiarmi pertanto al possibile la umiliazione di que' generosi sentimenti, io penso di fabbricarmi una felicità domestica, una felicità tutta indipendente dalle vicende del mondo; e ringrazio la Provvidenza che mi abbia concesso un piccolo amico, il quale, ricordevole forse un giorno dei diritti acquistati dalle mie cure alla sua riconoscenza, mi amerà, spero senza le viste interessate della personalità. Ancor io, dunque, se potessi, sceglierei asilo in un angolo ignorato di terra, dove l'elezione congiunta con la necessità mi abituassero poi grado a grado a far di meno di agi di strepito, di varietà, di appetiti, di gloria, di tutto ciò insomma che aggirandosi nell'eterno vortice delle cose peribili, ci vieta di pensare a noi stessi.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





Provvidenza