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      Quindi, per dire più specialmente di me, una superba stanza piena di tele di ragno: elegantissime persiane che la furia continua dei venti qui dominanti vuol sempre in agitazione, e in istrepito, e chiuse, per mancanza de' necessari fermagli: dodici ampii cristalli sporchi in modo che non la vista degli oggetti esterni, ma né anche la luce solare può quasi più avervi passaggio: un moderno camminetto di bel marmo bianco affumicato dalle esalazioni interne del bucato del pianterreno: un larghissimo letto dal quale escono i piedi di fuori per la sproporzione delle misure, soffice in modo che o i detti piedi, o la testa, od i fianchi vi s'ingolfano fino agli abissi: una nobile coperta che scopa la terra da tutte le parti: una scrivania alla moda colla zella incozzata in più d'un luogo; due ben modellati comò, con tiratori che vogliono chiudersi da quella parte che loro più piace: una lucerna ricolma d'olio e ridondante come una fontana: un'altra senza boccaglie e i di cui stoppini all'improvviso ti si nascondono e ti lasciano al buio: una tovaglia finissima sparsa di frittelle, una camera da pranzo tutta addobbata di bel parato e di oggetti da cucina: tre gatti che si fanno pagare il loro ufficio contro i topi a furia di saltarvi fin ne' piatti che vi stanno davanti mille mezzi per difendersi dalle mosche, e nulladimeno un milione di mosche per ogni palmo quadrato di spazio: una sostanziosa cioccolata da tagliarsi a fette, una studiata minestra senza brodo e colma di pepe o garofani, un pollo ricercato sparso da un capo all'altro di schiuma: carbone sparso qua e là, caduto dal canestro a chi stira: un'insalata cotta, ma cotta in tanta estensione del termine che non vi rimangono più che le fibre: un solo cucchiarino da caffè per tutta la carovana: neppure uno sgommarello per dar la zuppa, un'acqua calda per la barba e pei denti piena di fuliggine, o di fondi di caffè, o di grasso di pila, o di rimasugli d'ovo sbattuto, o finalmente odorosa di fumo.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963