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      Passa da un colore all'altro come una lanterna magica: e si guarda ad occhio nudo. Che stagione! Che anno! Tanti saluti di questi signori: io abbraccio Ciro e te di tutto cuore. Il tuo P.
     
      P.S. Devi avere avuta la mia degli 11, segnata per equivoco col n. 8: doveva portare il n. 7. Essa ti faceva mille augurii per la tua festa.
     
     
      LETTERA 128.
      A MARIA CONTI BELLI - ROMADi Morrovalle, martedì 23 agosto 1831
      Mi approfitto, mia cara Mariuccia del ritorno che fa a Roma Meconi, per inviarti la presente risposta alla tua del 18. Tanto meglio l'aver lasciato Veroli a tempo! In quest'anno per verità l'atmosfera è minacciata dappertutto; ma sotto il Cielo di Veroli si deve soffrirne assai più che altrove, per la incostanza naturale a cui va quel clima soggetto. Arrivato io qui, dopo alcuni giorni ebbi una lettera di Publio, in cui, come io già me l'aspettava, si faceva un bello elogio di quel soggiorno, diventato un paradiso terrestre appena dopo la mia partenza! Aria dolce, tranquilla, cielo sereno, sole temperatissimo, e gioia universale! Non so cosa direbbe adesso il buon Publio, seppure l'amor del nido de' suoi morti antichi non lo accecasse sulle bare de' morti moderni. Qui almeno, se il tempo è strano e veramente imperversa, le morti son rare e colpiscono quasi solamente dei vecchi, o de' giovani di vita strapazzata e per lo più ritornati dai lavori delle campagne romane. In questo territorio di Morrovalle si vede sì qualche perniciosa, ma poche: nell'altro di Montesanto, dove andai ieri a visitare la famiglia Marefoschi, ne sono scoppiate di più, benché l'aria vi sia tenuta per forse più salubre ancora che questa. Ed io penso, appunto nella maggiore elasticità di quel clima consistere la principal ragione del maggior numero di malori. Più elevata, più scoperta, e in conseguenza più incostante nella temperatura.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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