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      Su ciò ci risentiremo meglio. Se intanto ti fosse possibile di ottenere il solitissimo lasciapassare, sarebbe cosa buona. Io posso riportare piuttosto qualche cosa di meno che non qualche cosa di più di quello che portai via da Roma.
      Circa all'affare di Ricci, benché non abbia potuto udire il di lui voto, esiggerò gli Sc. 40 per suo conto, e quello che non ne spenderò lo condurrò a Roma per darlo a lui o a te secondochè sarà stato composto fra noi tre questo affare. Forse la disgraziata combinazione di D. Pietro Lante può essere utile alla salute di Ricci padre, togliendolo a quella vita solitaria e cogitabonda che sempre conduce.
      La notizia di Galiano mi ha veramente sorpreso! Povero G. R. colle sue speranze! Tutti i dolci e le visite delle tre damigelle, tutto gettato! - Anche io però ci perdo, diciamo la verità, imperocché già mi andavo introitando delle altre belle trottate in quel comodissimo legno nelle deliziose giornate estive! Ma senza burla od egoismo, mi dispiace sul serio di non vederlo più!
      È un pezzo che Cencio Rosa doveva avere il grado, ma io credevo qualche cosa più che sotto-tenente. - Eccoti ancora da mia parte una bella letterona. Lo scriverti non mi ha punto incomodato, ed altronde c'erano a dire varie cosette. Finisco qui dopo averti pregato di benedire Ciro nostro e di coprirlo di baci. Mi vado consolando sempre colla speranza che egli si ricordi del suo papà, e che studii. Quanto godrei se al mio ritorno lo udissi leggere velocemente e a senso due pagine! - Ti abbraccio di vero cuore, Mariuccia mia, e sono il tuo P.
     
      LETTERA 146.
      A FRANCESCO SPADA - ROMA[fine giugno 1832]
      Mio caro Checco
      E da Mariuccia e da Ricci avrai udito le mie peripezie.
      Eppuro eccheme quà: gnente pavura
      . (Io)
      Senza dunque altra giustificazione tu vedi qual fu il mio ritardo di riscontro alla tua del 5 giugno spirante.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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