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      Sii riconoscente, mio caro figlio, a chi ti ha fatto del bene, e pensa che la gratitudine è la sola virtù terrena che potremo portare nel cielo, dove, come dice un autore eccellente, non vi sono né perdoni da dimandare né grazie da ottenere, ma resta solo l'amore de' beneficii. Parrà a te forse che io voglia portare le mie parole alquanto fuori della intelligenza propria della età tua: ma a me, Ciro mio, piace di parlarti come si deve ad un uomo che dev'essere uomo ogni dì più: e poiché la conversazione fra noi stabilita della nostra corrispondenza mi fa lusingare che tu abbia un qualche giorno a rileggerla per grato passatempo del cuore, così amo che alcuna almeno delle molte frasi delle quali si compone una lettera di famiglia, possa servire a secondare in te lo sviluppo delle morali intelligenze. Né di rado pure accadrà che le cose stesse che io ti dico confronteranno con le massime a te sviluppate da' tuoi ottimi Superiori, nel che troverai una prova della verità che dirigge le loro bocche e la mia.
      Addio, mio carissimo figlio: io non voglio più lungamente separarti da' tuoi doveri. Mammà ti benedice con me. Tutti gli amici di casa, fra i quali il Sig. Dr. Ferdinando, il Sig. Canonico Spaziani, il Marchese Ossoli, e i Sig.ri Avv. Ricci, Spada e Biagini ti salutano con le più cortesi parole. Ti salutano altresi Domenico, Antonio ed Annamaria, i quali, oltre Antonia, compongono la nostra buona famiglia. Ama, Ciro mio, il tuo aff.mo Papà.
     
      P.S. Di qui innanzi avrai le mie lettere affrancate: così la tua piccola borsa farà questo risparmio. Nell'ordinario passato non vi pensai.
     
      LETTERA 158.
      A CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 5 marzo 1833
      Mio caro figlioNella mia penultima lettera ti raccomandai di non ripeter più la tanta tardanza de' tuoi caratteri, ma vedo che ciò è subito tornato ad accadere, dappoiché dal tuo foglio del 2 febbraio non hai più scritto.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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