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      E il Piccardi e il Ricci salutameli teneramente, prima il primo perché lo vedrai prima, e quindi l'altro perché... poi. E salutami Costanza, e salutami tua cognata, e salutami chi ti pare, e buon di'. Fa di star sano se ci sai stare, se no sta' incomodato a comodo tuo, purché ti mantenga sempre in salute, a consolazione di chi t'ama come me scrivente.
      G. G. B.
     
      P.S. Sai? Ciro sta bene, grasso come un tordo, rosso come un peperone, vispo come un grilletto, buono come un angiolo, studioso come un ciceroncino: metti insieme le similitudini, o i cinque soggetti del paragone e fanne una filza. E di' un po' un'altra cosa: all'ultima strofe della tua ode Costanza non ce n'ha aggiunta un'altra che venga dire: più tardi che sia possibile?
     
      LETTERA 165.
      A MARIA CONTI BELLI - ROMADi Perugia, sabato 6 luglio 1833
      Mia cara Mariuccia
      Questa mattina ho ricevuto la tua del 4 contenente la citazione da presentarsi al Sig. Bianchi. Per oggi non è stato possibile di averla spedita dai cursori, come io aveva tentato ed erami lusingato. Te la spingerò coll'ordinario di martedì 9 e tu l'avrai il giovedì 11. - Del Sig. Angelici va bene: ne riparleremo ad ottobre. - Le pillole le ho avute, e ti ringrazio. Il ritardo dell'acqua della scala non nuoce. - Scriverò ad Antaldi. Ciro lo vedo, come ti dissi, due volte la settimana, oltre quando lo incontro al passeggio. Hai tu dubbio che non te lo abbracci spesso e che non gli parli sempre di te? - Giovedì egli mi pregò che lo raccomandassi al Rettore affinché gli permetta qualche volta di prendersi un mezzo gelato quando è assai caldo, e secondo ché egli si sia portato bene, tanto più che gli altri compagni lo fanno. Di assai buon cuore io intercessi presso il Rettore per questa piccola soddisfazione, ed il Rettore, graziosamente annuendo, rispose che Ciro è tale buono e studioso ragazzo che anche colla sua propria voce avrebbe ottenuto questo permesso.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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