2° Spir etc. Lo spiro non è proprio l'unum et idem che lo spirito, quantunque nato dallo stesso padre e dalla medesima madre! Io intendeva del soffio, dell'afflato divino che forma lo spirito: e in ogni modo poi che questo spiro s'intenda, mi pare che possa patire l'apocope di cui è capace il sospiro, come lo sono tanti altri nomi che escono in iro, non eccettuato il Sig. Casimiro il barbiere.
3° Vedestù. Qui do un po' di ragione a chi la chiede, ma tornerei per la quarta volta all'imprecazione contro la mia povera testa che vorrei pure conservar sulle spalle. Questa stanzetta è come la prova dell'antecedente siccome quella è la soluzione dell'altra più addietro: ed io vi ho proprio bisogno di far quella dimanda al marito, onde persuadendosi si consoli.
4° Transito, voce non bastantemente poetica? Lasciamo in pace il Baron-DeMajo - requiescat, che non conosceva il vocabolario poetico.
Io lo conosco e direi quasi la bestemmia di averci trovato dentro quel transito nel senso appunto che mi chiedeva la mia circostanza, dove io credeva che ci stesse assai meglio che Morte o qualunque altro sinonimo di questa gentil Signora. Il passaggio dello spirito dal corpo al cielo, dal tempo all'eternità: una idea di moto solenne, accompagnato dalle tre virtù, e terminato in seno a Dio, dov'è perpetua immobilità di vita! E siccome appunto questa specie di Morte io adombrai nella strofa precedente "Non vedestù ne' placidi Moti del suo passaggio", pel medesimo motivo stimai che la voce transito servisse bene al complemento del concetto senza offesa del vocabolario poetico. Ma se mi sono ingannato, passo alla 5a imprecisione e lì resto. Avanti.
5° Non più i sommessi gemiti etc. Echeggian pel silenzio etc. A questo passo viene in ballo lo Spada. Sentimi, Spada mio. Qual'è la specie d'istantanea contraddizione che tu vi trovi?
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Spir Sig Vedestù Transito Baron-DeMajo Morte Dio Morte Moti Spada Spada
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