In due raffronti potrebb'ella trovarsi: o tra il sommessi e l'echeggiano, o fra l'echeggiano e il silenzio. Io credo che tu parli della seconda. Diciamo pure d'entrambe. I lamenti in chiesa sogliono essere sommessi, ma non tanto quando sono veramente lamenti, che non suscitano un suono, e nel suono un'eco, o quell'equivalente rimbombo che noi battezziamo talvolta per eco. (I ragazzi poi alla prima Comunione fanno quegli altri belli strilletti, ai quali niun sordo vorrebbe negare il merito di un sonoro per eccellenza.). Circa all'echeggiare nel silenzio io intendo di quel suono che deciso e non deciso, qual'è precisamente quello di un pianto mezzo represso, suole udirsi in modo che quasi il silenzio stesso di un tempio non n'è assolutamente vinto: ed oltre a ciò, appunto perché un'eco si ascolti, rendesi necessario che il luogo nel quale l'eco si suscita non sia turbato da altri suoni a quello stranieri, di maniera che ad ogni rinnovarsi e cessare di quell'unico suono, il silenzio proprio del sito resti vinto e poi torni, come per intervallo. Queste mie spiegazioni ti parranno facilmente arzigoli: ma io travedo che se le avessi fatte meglio, e tali che rendessero appuntino le idee che in esse vorrei sciogliere, tu ti stringeresti nelle spalle, e diresti: Vuole aver ragione? diamogliela, ché già quasi l'ha.
Stringiamola in conclusione. Io non vedo, per quanto pensi, in qual modo contentare chi mi onora dei suoi consigli. Non è superbia, perché io ne so meno di tutti. La è vera, assoluta, invincibile difficoltà di dire altrimenti. Se voi altri amici trovaste il verso e il modo di cinque sostituzioni che adempiendo al fine cercato non nuocciano ai riguardi del filo, del getto, della unità, del concatenamento, della reciprocità, o di che diavol'altro vogliam dire esistente nel tutt'insieme della mia ode, se trovaste, dico, quel verso e modo, suggerite il balsamo come additaste le piaghe, ed io abbasserò il capo sotto la macchina di Mastro Titta.
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Comunione Mastro Titta
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