Luigi Micheletti e di lui Consorte, augurando a tutti un buon Capo-d'-anno.
Tutti i nostri parenti ed amici ti salutano, e ti esortano a farti onore, per gloria di te stesso, e della famiglia, che un giorno spera da te il suo lustro.
Tua Madre intanto ed io travagliamo per prepararti uno stato che tu poi dovrai consolidare co' tuoi proprii meriti.
Addio, mio caro figlio. Ricevi la nostra benedizione.
Sonoil tuo affezionatissimo padre
P.S. I nostri buoni domestici ti dicono mille cose affettuose, le quali tu riceverai con gratitudine.
LETTERA 183.
A MARIA CONTI BELLI - ROMADi Perugia, sabato 1° febbraio 1834
Mia cara Mariuccia
Giunto di notte a Terni, t'impostai le due righe già preparate fin da Roma, le quali avrai ricevute. Non avrei mai creduto di essere in tanta compagnia nella diligenza. Eravamo otto. - Nella prima giornata e nella notte consecutiva si ebbe diluvio. Jeri poi da Fuligno fin qui un vento agghiacciante e così impetuoso che faceva prova di atterrare il legno. Oggi è nuvolo, freddissimo, e minaccia neve. E la bella è che tutti affermano che sino a jeri si era qui avuta una primavera. Sempre io mi porto appresso il buon tempo. Arrivai qui jeri sera, e non ti dirò la sorpresa di questa buona famiglia, che ha messo sossopra la casa onde farmi festa e graziosa accoglienza. Questa mattina poi ho goduto l'affetto prodotto in Ciro nostro dalla mia repentina visita. È rimasto estatico, e poi colla voce agitata mi è saltato al collo, dicendo: Papà! è Papà! E Mammà è venuta? Poi ha principiato a saltare rosso come un gambero. Egli sta di un bene da non potersi spiegare, colorito, prosperoso, lietissimo, e con due guancie grosse e dure come due pietre. Mi ha condotto a vedere la sua camera, dove ha portato zompando la tazza da noi donatagli, e da lui gradita oltremodo. Oggi dev'essere giunta a Roma la lettera in cui egli ci dava conto dell'esame trimestrale.
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