Perugia in questi giorni è trasformata in una Casa del diavolo. Io, al mio solito, non vado a veder niente, e neppure mi sono ancora ridotto a recarmi al teatro. Non ho proprio voglia di nulla, né mi sento il coraggio di esporre la mia vacillantissima salute ad alcun minimo rischio. Mi trovo già vecchio e fuori quasi del Mondo.
Ho piacere che Antonia abbia poi scritto, e godo di udirla guarita prima di averla saputa ammalata. Dissi un giorno a Ciro (parlandogli indifferentemente delle visite che di tanto in tanto riceve) che all'entrar di novembre vedrebbe forse qualche conoscente della nostra famiglia. Quel munelletto mi rispose subito: è Mammà; e ad una mia negativa soggiunse: dunque è di certo o Antonia o Domenico. Io allora volsi altrove il discorso, perché quel furbo mi avrebbe capito per aria. - Dopo dimani lo rivedrò al Collegio, seppure non lo incontrerò prima, ed allora lo saluterò e benedirò da tua parte. (L'ho veduto poco prima di impostare la presente. Sta benone, e ti abbraccia).
Al mio partire da Terni lasciai Vannuzzi col Chirurgo che stava allora tagliandogli un carbonchio sotto l'ascella destra. In quest'ordinario mi ha scritto riguardo ad una certa commissione che mi dette la moglie, e mi dice di esser quasi guarito.
Ho avuto una lettera di Ferretti, che mi annunzia nella sua famiglia esser qualche solito malannuccio. Pover'uomo! Combatter sempre colla salute è un gran ché!
Se pei primi dell'entrante mese fossi in grado di mandarmi un poco di danari, mi faresti piacere. Avendo speso circa a sette scudi e mezzo pel viaggio da Roma a Terni e da Terni a Perugia, dieci per la dozzina d'un mese, due pel Maestro di Musica di Ciro a tutto luglio, qualche mancia in Collegio, e qualche altra mia spesetta giornaliera, degli Sc. 25:64 da me sin qui avuti poco più ne rimane.
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