Di Devillers va benissimo.
Ieri venne a trovarmi il nostro Ciro col Sig. Rettore. Egli sta benissimo, e giovedì sarà premiato. Io non potrò, credo, andare alla funzione perché finisce di notte, e si fa in una sala che pel gran concorso di gente è caldissima. A suo tempo però te ne manderò il programma come nell'anno scorso.
Ti ringrazio veramente di cuore delle tue care ed affettuose espressioni e ne riparleremo in voce.
Mi ha scritto Babocci, e di ciò pure parleremo poi. Intanto si fa quel che si deve. - Antaldi non ha ancora dato riscontro. Vedrai che vorranno pagare tutta l'annata assieme.
Regoleremo in seguito anche questa faccenda.
Procura di star bene, e ricevi gli abbracci del nostro Ciro ed i miei. Sono sempre il tuoAff.mo P.
LETTERA 200.
A GIACOMO FERRETTI - ROMADi Perugia, 11 settembre 1834
Mio caro Ferretti
Eccoti un'altra mia lettera, la quale spera di trovare te più tranquillo, tua moglie più vocale della Selva di Dodona, Barbaruccia senza tosse, Chiarina smummiata, e Cristina libera della sua piastra di piombo. Vorrebbe anche trovar guarito Gaiassi che tu mi desti quasi per disperato.
Il Mezzanotte, al quale partecipai il tuo paragrafo, mi disse di salutarti. Deve egli averti mandato a quest'ora una sua ode sugli esercizii equestri dati dal Guerra in Perugia.
Fani si è diretto a Gamurri per mezzo del Tenore Peruzzi che canta in questo teatro. Il Sig. Peruzzi abita nella medesima casa, dove io alloggio, ed anzi dorme in una stanza accanto alla mia. Avendo io spesso parlato di te con lui, ha voluto che scrivendoti ti facessi mille saluti in suo nome. Egli partirà, credo, il 16 per tornare a Bologna dove è domiciliato. Ottimo giovane!
Sull'articolo della mia salute ti dirò solamente che se non mi facevo due sanguignoni in 24 ore, la finiva male; come poi la dovrà finir male con tanti necessari salassi.
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