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      Qui è il caso dell'incendio. O bruciarsi, o gettarsi dalla finestra. - Io mi dissanguo, e intanto il calore delle mie viscere si mantiene. E non bevo vino, e ingozzo fiumi d'acqua, e mangio come un grillo. Ah! bisognerà cercare qualche sistema di cura, altrimenti gli anni nestorei da te auguratimi vorranno essere pochetti!
      Ti mando 14 versi scritti ieri dal Sig. 996 per M.ma Enrichetta Meric Lalande che ha trattato i Perugini come cani, malgrado le sue buone varie migliaia di franchi. Essa, indipendentemente del suo orgoglio che le fa trascurare anche i mezzi restatile, è una stella in tramonto. Vanta che potrebbe venire a Roma anche con 20.000 franchi. Se l'impresario gliene dà mille, e la prende (odi Geremia) l'impresario fallisce. Ma Gamurri ha ben altro pel capo, e ci regalerà piuttosto la Ungher o la Schutz (ho scritto bene?) qualunque delle quali vale in oggi per dieci Madame Enrichette, con tanto minore superbia. - Del resto i 14 versi del Sig. 996 potranno servire di svegliarino contro l'avarizia di Madama e delle sue consorelle di pretensione. Sarebbe ora di finirla con queste file di migliaia accanto a poche cifre di quarti-d'ora. E qui cadrebbero in acconcio due versi di un altro poeta amico tuo:
     
      Che ad estirpar tal musico sozzumeNon basta un secchio ma vi vuole un fiume.
     
      Salutami tanto Maggiorani, Biagini, Spada, Quadrari, ed altri amici che tu vada vedendo. E sono di te e della tua famigliaamico vero
      G. G. Belli
     
      PER FAMOSA CANTATRICE
     
      Questa superba Dea del ciel di Francia,
      Che, vana ancor d'un appassito alloro,
      Sogna i trionfi e il plauso alto e sonoroDe' più bei dì che le fioria la guancia,
     
      Non paga pur che italica bilancia,
      Come al suo Brenno già, le pesi l'oro,
      Sprezza la mano che il civil tesoroProfonde in trilli ed in canora ciancia.
     
      Badi però, che sorgeran Camilli


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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