Sono il tuo aff.mo padre
LETTERA 206.
A CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 17 febbraio 1835
Mio carissimo figlioRiscontro la tua lettera del 7 corrente, il cui ricevimento ti feci già accusare per mezzo del Sig. Vincenzo Fani che mi saluterai.
Veramente, Ciro mio, di quel mediocre se ne poteva fare di meno. Il peggio è per me che un mediocre del Maestro significa assai più che uno degli esaminatori, perché l'esito di un esame non sempre prova l'abilità o l'ignoranza di un discepolo: laddove al contrario i voti del precettore sono la vera e precisa manifestazione del merito e demerito dello scolare in tutto il periodo di studio del quale si tratta. Adesso dunque io vo vedendo che quel benedetto mediocre influirà maluccio sullo scrutinio della premiazione. Da ciò prendi, Ciro mio, esempio della irrimediabilità del tempo perduto. Il fatto sarà sempre fatto, e non si può più ripetere indietro. Se fu fatto bene, ci frutterà utile; se fu fatto male, ci frutterà danno. È vero che a tutto può darsi un rimedio, ma sempre il passato è passato. Una volta un bambino aveva perduto un soldo, e piangeva. Il padre per calmarlo gliene dette un altro, dicendogli: eccoti ricco come prima. Ma il fanciulletto, possessore della nuova moneta, seguitò a cercare la smarrita, dicendo: se ritrovo quell'altra sarò più ricco di prima. Così è del tempo e del profitto di esso: potremo riparare al perduto con un novello impiego di volontà; ma se ci fosse dato richiamare a noi quel che fuggì, saremmo felici del doppio. Studia, Ciro mio caro, studia di cuore e senza interruzione. Un giorno benedirai, credi a tuo padre, benedirai le fatiche della tua fanciullezza.
Eccoti vicino alle recite carnevalesche. Reciti tu quest'anno? In tutti i modi divertiti, e col divertimento rinfranca il tuo spirito per le tue applicazioni.
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Roma Sig Fani Ciro Maestro Ciro Ciro Vincenzo
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