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      Spero non lontano il tempo in cui potrò con le azioni provarvi la verità di quel che oggi vi dico. - Ricevete i complimenti de' miei Sig.ri Superiori, beneditemi, e credetemi
     
      Vostro aff.mo figlio Ciro
     
      LETTERA 217.
      A CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 3 settembre 1835
      Mio caro figlioAlla tua lettera del 29 passato agosto rispondo per mezzo del Signor Evangelisti, cugino de' Sig.ri Fani, e addetto allo studio del Signor Biscontini. Egli torna a Perugia e ti recapiterà le presente. Veramente dopo le mie speranze e le tue promesse quel nuovo mediocre mi ha non poco sorpreso e disgustato. Questa benedetta lingua latina mi pare che tu non la voglia in corpo, ed al contrario senza di essa farai pessima figura nella carriera del sapere, e vedrai più difficili i seguenti tuoi studi letterarii. Come la nostra Società è costituita, un uomo che voglia distinguersi dal volgo ha necessità assoluta della lingua latina. - Che farai tu nell'anno venturo? Vorrai seguitare nella medesima classe, e passarci e consumarci tutto il tempo del tuo convitto in collegio? Ciro mio, voglio concederti che questa lingua ti riesca difficile, e realmente non è facile, ma le difficoltà si vincono ad una ad una, come le altezze delle montagne si superano a passo a passo. Un uomo, al quale venga ordinato di trasportare da un luogo all'altro mille libre di peso, sbigottirò, se il peso non è divisibile in parti, non però se lo sia. Egli allora ne trasporterebbe anche il doppio, il triplo, centuplo etc. Il solo tempo a la perseveranza gli basteranno al bisogno. Anche un bambino, ad once ad once, può eseguire quello stesso trasporto. Così devi dire di te o della lingua latina. Se gli ostacoli ti si facessero incontro tutti insieme come un torrente improvviso, io sarei il primo a riconoscer giusto in te e naturale lo smarrimento dell'animo e la mala riuscita.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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