Insomma fra la scopetta ed il libro si ritrovava pure una mia lettera. Bisogna dire che siasi smarrita fra le tue cartacce: altrimenti essa medesima ti avrebbe ricordato il tuo dovere. Arrestiamoci qui, perché io mi avveggo di trascorrere a quella sentenza che non voleva più ora pronunciare. Intanto restiamo buoni amici, e diamoci un bacio. La tua buona Mammà ti benedice ed abbraccia. Gli amici, Antonia e gli altri domestici ti salutano. Tu riverisci i tuoi Sig.ri Superiori e la Sig.ra Grazioli se la vedi.
Mi ripeto colla solita tenerezzail tuo aff.mo padre
LETTERA 224.
AL SIGNOR ESTENSORE DEL CENSORE UNIVERSALE DE' TEATRI - MILANODi Roma, ottobre 1835
Onorevole SignoreLa nobile ed assennata risposta fatta da V.S. ad alcuni rilievi della Gazzetta Piemontese sul Melodramma La Pazza-per-amore del nostro concittadino Sig. Giacomo Ferretti, avendoci in Lei mostrato un franco amico della verità, ci dà animo a pregarla d'inserire nel suo divolgatissimo foglio queste parole, scritte nello spirito di esercitare un nuovo atto di giustizia contro due laconici articoletti del giornale Il Figaro (N.N. 73, 83) relativi all'Opera di Roma nella corrente stagione autunnale. Venne in quelli annunziata la caduta della musica del Ricci, Gli Esposti, seguita dalla rovina di uno dei capi-d'opera rossiniani, L'assedio di Corinto; con nuda e secca sentenza se ne addossò la colpa alla prima donna Sig.ra Annetta Cosatti e al tenore Sig. Alberti. Noi non sapremmo negare il poco fortunato successo dell'uno, come osiamo sostenere che l'incontro dell'altro pareggiasse la gloria già ottenuta sulle medesime scene allorché fu prodotta sotto gli auspici del valore di un Galli, il cui solo nome è un elogio, e la cui sola comparsa assicurava un trionfo, pria ch'egli andasse a trapiantar nel nuovo mondo i lauri mietuti nel vecchio.
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