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      Questa abbiasi per istoria vera quanto la scoperta delle Indie. Lungi la malignità da noi che stimiamo la Sig.ra Pellegrini al suo giusto valore. Ma il solo averla posta sopra alla Cosatti fa scorgere che in quell'applauso ci fosse qualche cosa sotto. Il pubblico applaudì, la Pellegrini ringraziò, e tutto finì in buon umore. - Venne poi L'assedio di Corinto, la Cosatti vi trovò canto per lei, e gli evviva salirono al Cielo. Eppure quel maraviglioso lavoro non si sostenne! Perché? A ciò risponda Maometto.
      Terminiamo questo ormai lungo cicaleccio colla seguente appendice. Il Figaro ha una pagina consacrata ai teatri. Ebbene, parlandovi delle nostre disgrazie non si scordi di notarvi le nostre fortune. Ci compiange egli nella musica? Ci invidii dunque nella prosa; e narri alla Lombardia, almeno una volta, come in Roma si trovi adesso e fanatizzi i Romani la comica Compagnia Mascherpa, nella quale per tacer di vari altri, una Bettini, un Domeniconi, un Colomberti e un Gattinelli son quattro colonne da sostenere il peso di qualunque drammatico edificio.
      G. G. Belli
     
      LETTERA 225.
      AD AMALIA BETTINI - ROMA[Roma, 26 ottobre 1835]
      Amabilissima mia Signora Amalia
      I nostri discorsi (così come suole accadere conversando, che di uno in altro proposito principiasi talora da un paio di occhiali e si finisce coll'incendio di Troia), ci condussero negli scorsi giorni a parlare di quella romana generazione di letterati, i quali, fra sé ristretti, e schivi di tutt'altri e tutt'altro che non sia loro e in loro, regalansi scambievolmente il modesto titolo di santo-petto, e ciò per la santità del loro amore verso le lettere del Trecento, beate quelle e beato questo per omnia saecula saeculorum. Ricorderà, gentil Signora, come io le narrassi essere uno di costoro venuto a morte nel 1834, e aver commossa la mia povera musa novecentista a piangerne l'amarissima perdita.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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