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      Or bene io Le invio oggi i versi spremuti dal mio dolore in quella lugubre circostanza, e consecrati a tutti i Santi-petti compilatori del giornale-arcadico, giornale profetico che, zoppo più di Zoilo nelle sue pubblicazioni, suole spesso annunziare, con data per esempio del '32, antichità dissotterrate nel '33. Se questa non è profezia bell'e buona, Dio sa cosa ell'è.
      L'illustre defunto ebbe nome Girolamo Amati di Savignano. Fu veramente buon grecista, buon latinista, buono scrittore italiano. Molto seppe e moltissimo presunse. Con pochi usava: degli altri non rispondeva neppure al saluto. Sordido e senza camicia sotto i panni: di volto satiro e così di parole; e tuttavia ne' suoi scritti, per umana contraddizione, non raro adulatore dei potenti. Stridulo poi nella voce come cornacchia, e ruvido nel corpo e ne' modi, quanto il rovescio d'una impagliatura di sedia. A quella corrugata fronte, degnissima di un posto nella commedia de' Rusteghi, profondevano i di lui cari fratelli il nome solenne di fronte omerica in grazia forse del cervello che ricopriva. Ne' miei 14 versi e nella nota dichiarativa incontransi alcuni fiori di lingua, onde vanno sparse le carte e olezzanti i colloqui de' Santi-petti ai quali il Segato di Belluno niente saprebbe più dare oltre quanto lor concesse prodiga la natura. Se v'è da ridere, Signora Amalia, rida con me: se poi, anzi che di riso, provi Ella senso di nausea, laceri questi fogli e si rallegri colla dimenticanza e de' Santi-petti e del loro encomiatoreGius. Gioach. Belli
      Di casa, 26 ottobre 1835
     
      IN MORTE DI GERONIMO NOSTRO
     
      O Santi-petti, o primi arcadi eroi,
      D'ogni savere e gentilezza ostello,
      In cui lodiam quanto di raro e belloFormar seppe Natura e prima e poi:
     
      Spenta è la luce che mostrava a noiCarità benedetta di fratello
      Sulla omerica fronte, ove il suggello


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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